Campo visivo
CAMPO VISIVO
L’esame del campo visivo consiste nella valutazione della porzione di spazio che il paziente è in grado di osservare focalizzando lo sguardo davanti a sè. L’esame permette di analizzare lo stato di salute delle vie ottiche che originano dal nervo ottico e terminano all’area cerebrale occipitale associata alla visione. Essendo un esame in grado di valutare sia la sensibilità retinica sia la funzionalità del nervo ottico, rappresenta un esame molto utile nello studio sia di patologie retiniche sia del nervo ottico (e del sistema nervoso centrale) in quanto permette di studiare la visione centrale e periferica.
Viene impiegato nella diagnosi e monitoraggio di patologie come il glaucoma, le neuropatie ottiche di tipo vascolare o infiammatorio, patologie del SNC come processi espansivi, disordini cerebro-vascolari e infiammatori. Queste condizioni causano la comparsa di aree di deficit campimetrici che a seconda dell’entità e dell’estesnione del difetto possono essere scotomi relativi o assoluti.
L’esame del campo visivo viene richiesto in seguito a una visita oculistica per documentare e quantificare un sospetto diagnostico del medico oculista richiedente oppure come indagine diagnostica di approfondimento in presenza di sintomatologia riferita dal paziente compatibile con episodi di annebbiamento/offuscamento visivo o percezione alterata dei colori.
Il campo visivo è un esame soggettivo, fortemente dipendente dal grado di collaborazione del paziente e dal fattore “apprendimento”. Per tale motivo all’inizio dell’esecuzione dell’esame occorre fornire al paziente tutte le istruzioni per poter eseguire l’esame correttamente. Quando l’esito dell’esame non permette di ottenere una conclusione attendibile, la procedura deve essere ripetuta.
Di norma, per l’esecuzione dell’esame occorrono fino a 45 minuti, indicativamente 15-20 minuti per occhio.
Non è prevista alcuna particolare preparazione da parte del paziente.
Infine, è un esame privo di controindicazioni e può essere eseguito a qualsiasi età, purché il paziente sia in grado di garantire una buona collaborazione.